venerdì della prima settimana
«Và prima a riconciliarti con tuo fratello» (Mt 5, 24)
«Un rinnovatocoraggiopastorale vengo poi a chiedere perché la quotidiana pedagogia delle comunitàcristianesappiaproporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della Riconciliazione. Come ricorderete, nel 1984 intervenni su questo tema con l’Esortazione post sinodale Reconciliatio et paenitentia, che raccoglieva i frutti di riflessione di un’Assemblea del Sinodo dei Vescovidedicata a questa problematica. Invitavo allora a fare ogni sforzo per fronteggiare la crisi del « senso del peccato » che si registra nella culturacontemporanea, ma più ancora invitavo a far riscoprireCristo come mysteriumpietatis, colui nel quale Dio ci mostra il suo cuore compassionevole e ci riconcilia pienamente a sé. E questo volto di Cristo che occorre far riscoprire anche attraverso il sacramento della Penitenza, che è per un cristiano « la viaordinaria per ottenere il perdono e la remissione dei suoi peccati gravi commessi dopo il Battesimo ». Quando il menzionato Sinodo affrontò il problema, stava sotto gli occhi di tutti la crisi del Sacramento, specialmente in alcune regioni del mondo. I motivi che ne erano all’origine non sono svaniti in questo breve arco di tempo. Ma l’Annogiubilare, che è statoparticolarmentecaratterizzato dal ricorso alla Penitenza sacramentale, ci ha offerto un messaggio incoraggiante, da non lasciar cadere: se molti, e tra essi anche tanti giovani, si sono accostati con frutto a questo Sacramento, probabilmente è necessario che i Pastori si armino di maggior fiducia, creatività e perseveranza nel presentarlo e farlo valorizzare. Non dobbiamo arrenderci, carissimiFratelli nel sacerdozio, di fronte a crisi temporanee! I doni del Signore — e i Sacramenti sono tra i più preziosi — vengono da Colui che ben conosce il cuore dell’uomo ed è il Signore della storia (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, n. 38).
Un fratello disse a un anziano: «Se un fratello mi rivolge parole profane, mi permetti tu, Abba, di dirgli di non farlo?». L’anziano gli disse: «No». E il fratello disse: «Perché?». L’anziano disse: «Poiché neppur noi siamo capaci di osservare questo, e c’è da temere che, dicendo al prossimo di non farlo, siamo trovati noi in procinto di farlo». Il fratello disse: «Che si deve dunque fare?». L’anziano gli disse: «Se sappiamo tacere, l’esempio basta al prossimo» (Detti dei Padri del Deserto).