Martedì della prima settimana di Avvento
Lc 10, 21-24
Le parole “Signore del cielo e della terra” sono una lode a Dio che è creatore di tutto l’universo e che si è rivelato ai “piccoli” e ai “semplici”. Poi, viene gettato uno sguardo profondo nel più intimo mistero di Gesù: la conoscenza vicendevole ed esclusiva tra Padre e Figlio. Tema centrale è “la rivelazione della salvezza”. Gesù dice che Dio si è rivelato non ai “dotti” ma ai “semplici”: non vuol dire che per ricevere la rivelazione di Dio bisogna essere “ignoranti” e non conoscere bene, per esempio, le Scritture. Tutt’altro. Essere “semplici” in questo senso significa sentirsi niente davanti a Dio, essere consapevoli che tutto è dono suo, abbandonarsi con fiducia alla sua volontà che è volontà di amore, non avere pretese. I “dotti” non sono quelli che sanno, che hanno studiato: sono quelli che confidano in sé stessi e non in Dio, che si credono migliori degli altri. Nel testo, “i dotti” si riferisce ai “farisei”, i quali si credevano superiori al popolo, che disprezzavano, perché loro conoscevano perfettamente tutti i precetti della Legge, mentre il popolo era ignorante. La loro superbia è stata di ostacolo al riconoscimento di Gesù come figlio di Dio. L’espressione “queste cose” si riferisce al contenuto della predicazione di Gesù, in particolare il mistero della sua dignità messianica. Quando Gesù parla della conoscenza che ha del Padre, il verbo conoscere [come in genere nella Bibbia], ha un significato profondo: non è un atto puramente mentale, è un atto di tutta la persona ed è rapporto profondo, amore, intima familiarità, unione: fino ad essere una stessa cosa. Tale è il rapporto tra Gesù e il Padre. Ma Gesù questa conoscenza che ha del Padre la deve comunicare a tutti: è sua missione rivelare il Regno di Dio. La rivelazione portata da Gesù, quindi, non è una somma di nozioni, di verità astratte: il suo contenuto è l’operare di Dio che si indirizza all’umanità soggetta alla schiavitù del male. Gesù contrappone i “sapienti e i dotti” ai “piccoli”. Io da che parte sono, sinceramente?
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli