29 novembre 2024

venerdì della XXXIV settimana del tempo ordinario

Lc 21, 29-33

Luca conclude la sua descrizione degli ultimi eventi con un richiamo alla vigilanza. La similitudine del fico è un’ottima illustrazione del pensiero espresso nei versetti precedenti letti ieri, ed è un chiaro richiamo per il cristiano, il quale deve essere vigile ed attento a decifrare i segni dei tempi che affiorano dal tronco della storia e così comprendere che il “regno di Dio è vicino”: con la venuta del Cristo è iniziato il tempo della pienezza che è in formazione all’interno dei nostri giorni e della nostra esistenza, ma tutto questo bisogna saperlo vedere. Certo, ci sono molti “segni” che potrebbero far perdere la speranza. Quali sono allora i segni dei tempi, del suo tempo, che oggi il cristiano può scorgere e che aggiungono vigore al suo cammino di fede e di speranza? E’ l’osservazione dei fatti della vita e della storia, che ci fa percepire la prossimità del regno di Dio. Il regno di Dio è vicino nella misura in cui mi è vicino il mio prossimo: comunione e solidarietà con il mio prossimo significa ingresso nel Regno. Tutto avviene a partire dall’ascolto e dalla pratica della parola di Gesù che rivela la volontà del Padre. Il Regno verrà quando le comunità che formano la Chiesa si impegneranno, accanto a tutti i movimenti sociali, nella costruzione di un mondo nuovo possibile. E già viene nella lotta per la uguaglianza razziale, per l’affermazione della donna, per la trasformazione della società e per la liberazione da qualsiasi forma di oppressione. Il regno di Dio è già in mezzo a noi nei movimenti di solidarietà tra comunità e popoli, soprattutto con i più poveri, ed è espresso nel clamore mondiale contro la guerra e per la pace. Dato che in Luca la fine di questo mondo è nettamente distinta dalla caduta di Gerusalemme, e il momento in cui accadrà appare molto lontano, la frase non del tutto chiara “non passerà questa generazione finché tutto sia avvenuto”, dovrebbe riferirsi all’intero piano divino di salvezza, per cui “questa generazione” designerebbe l’umanità intera e la frase non conterrebbe alcun dato cronologico. Riesco, nonostante tutto, a leggere segni di speranza nella mia vita e nella storia di cui faccio parte? O vedo solo che il mondo sta andando a catafascio?

P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli