Lc24,46-53
«Tornarono a Gerusalemme con grande gioia».Questa solennità ci pone davanti alla meta del nostro cammino terreno e ci svela il senso pieno del nostro vivere quotidiano: siamo fatti per il cielo, certo, ma la buona notizia è che di questo cielo è piena la terra!
Siamo chiamati a riscoprire il mondo, tutte le cose create, ogni realtà che viviamo, come sacramento della presenza di Dio.
C’è un duplice rischio a cui è sottoposta la fede cristiana. Da un lato quello di svuotare di senso la vita reale, considerandola solo un esercizio di pazienza nell’attesa di entrare in una vita “più religiosa”. L’altro rischio, che conduce allo stesso risultato di separare la vita in “religiosa” e “profana”, è l’attivismo che racchiude il cristianesimo in un “fare” senza perdere tempo nella lode, nella contemplazione, nell’adorazione, considerando veri problemi della vita solo quelli politici, sociali, economici. Invece, tutto ciò che esiste è dono di Dio all’uomo ed esiste per fare della vita una comunione con Lui: Dio fa di tutta la creazione il segno e il mezzo della sua presenza, del suo amore e della sua rivelazione.