giovedì della XXXIV settimana del tempo ordinario
Lc 21, 20-28
Luca ha tre annunci della rovina di Gerusalemme alla quale annette grande importanza (19,43; 21,20; 23,28): la distruzione è un giudizio sulla città, giudizio storico che prefigura quello escatologico. Per la seconda volta fa pronunciare a Gesù il giudizio su Gerusalemme: a questo giudizio egli annette grande importanza perché è prefigurazione del giudizio finale. Dopo aver descritto l’assedio di Gerusalemme, la sua rovina, la tragedia dei suoi abitanti passati a fil di spada e la distruzione del suo tempio, l’evangelista allarga l’orizzonte e dal primo piano della città santa passa al cosmo intero. Usando l’armamentario simbolico della letteratura apocalittica in uso nel tempo, viene descritta la grande scena finale della “venuta del Figlio dell’uomo”. Sarà il momento del giudizio e della salvezza, della liberazione e della ricomposizione di tutto l’universo e di tutta la storia in una nuova superiore armonia. E’ chiaro che, dicendo tutto questo, Luca non pensa agli ascoltatori di Gesù, ma ai cristiani contrapposti ai pagani. Ai cristiani del suo tempo e dei tempi futuri rivolge il versetto finale della pericope, a conforto e incoraggiamento. Io so che la storia non è un fiume destinato a sfociare nel nulla: so che il suo corso tende all’incontro con l’infinito di Dio e del Cristo. Questo, lo penso quando tutto mi va per il verso giusto, o anche quando le cose mi vanno male e ho l’impressione di non farcela più?
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli