sabato della VII settimana
Dal Vangelo di Giovanni 21,20-25:
Questo brano è il secondo epilogo del Vangelo di Giovanni. Secondo alcuni studiosi il Vangelo che ci ha accompagnato in questa settimana non fu materialmente scritto dall’Apostolo ma è il frutto di una “scuola giovannea”, operante ad Efeso, nella quale sarebbe maturata la redazione del Vangelo e delle Lettere attribuite a Giovanni alla luce dei suoi insegnamenti. Qui “la predilezione di Gesù nei riguardi dei due apostoli Pietro e Giovanni va riferita al relativo significato mistico delle loro persone: infatti i due apostoli stanno a significare la vita attiva e quella contemplativa il cui fine ed oggetto è Cristo. Ma la vita attiva, rappresentata da Pietro, ama Dio più della contemplativa rappresentata da Giovanni, perché sente maggiormente le angustie della vita presente, e con più ardore brama di essere liberata e di andare a Dio. D’altra parte Dio ama di più la vita contemplata, perché la conserva più a lungo. Essa, infatti, non finisce con la vita del corpo come la vita attiva. Altri dicono, e con più ragione, che Pietro amò di più Cristo nelle sue membra, e sotto quest’aspetto fu amato maggiormente da Cristo che gli affidò la sua Chiesa. Giovanni invece amò maggiormente Cristo in sé medesimo, e così fu amato da lui, il quale gli offrì sua madre” (Tommaso d’Aquino, Commento al Vangelo secondo Giovanni).
A cura di Maria Cristina Lorenzini, Ov