Tempo Ordinario (III) – S. Angela Merici
«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce» (Mc 4, 26-27)
L’umanesimo pagano del Rinascimento aveva dato luogo ad una generale rilassatezza dei costumi. Una laica cristiana maturò allora l’idea di rimediare a tale situazione formando donne capaci di portare nelle proprie famiglie lo spirito del Vangelo. Dopo un lungo periodo trascorso nella preghiera e nel sacrificio, Angela Merici (1470/75-1540), all’età di circa 65 anni, fondò a Brescia l’Istituto delle Orsoline. Perché le religiose potessero essere totalmente disponibili al loro compito, non volle la clausura, e penso ad una vita comune piuttosto ridotta e ad un adattamento periodico alla regola. La sua pedagogia si può riassumere nelle consegne che essa dava alle educatrici: «attirate le ragazze con amore».
«Le Compagnie di S. Angela intendono vivere e prosperare? Prendano sempre più a cuore le attività parrocchiali a vantaggio dell’infanzia, delle giovani, per diffondere ovunque il vero concetto della comunità, la preghiera nuova, l’istruzione religiosa, lo splendore del culto, l’ordine spirituale e morale, che fa veramente della parrocchia il centro primo della vita cristiana. Ecco la grande speranza. Se tutte le parrocchie avessero i nuclei della Merici, si potrebbe guardare all’avvenire con grande fiducia, poiché le persone sono condotte ad agire, cor unum et anima una, intorno all’altare e al padre spirituale che è il Parroco; sì da ridare alla società di oggi quel senso di Cristo e quel ritorno fedele alla Chiesa e alla Legge divina, tanto auspicato, e mèta precipua del Concilio Ecumenico Vaticano II. […]. Tutto ciò non lede o sminuisce gli antichi statuti e programmi. Al contrario, li interpreta, li ringiovanisce; apre orizzonti nuovi e non lontani, anzi prossimi. Da qui l’augurio più cordiale del Papa alle Figlie di S. Angela. Sappiano esse infervorarsi ancor più ed attrarre altre anime, che si consacrino, con identico ardore, a Dio; che generosamente raccolgano la santa eredità e la esprimano nelle forme che la Chiesa ora desidera, e che le necessità del nostro tempo vengono indicando» (San Paolo VI, Omelia, 27 agosto 1966).