Lc 18,9-14
“Abbi pietà di me, peccatore”.
Questa invocazione che sgorga dal cuore del pubblicano, non è soltanto un riconoscere il proprio peccato e chiedere il Suo perdono, ma è un disarmarsi e affidarsi totalmente al suo amore misericordioso. “Abbi pietà di me, peccatore! mi affido a te, alle tue mani, perché tu sei il mio liberatore, il mio Redentore”. Lo stesso atteggiamento di quest’uomo dice la disponibilità di un cuore che si riconsegna a Dio: si ferma a distanza, con gli occhi bassi di chi riconosce la sua condizione di debolezza e il suo battersi il petto che esprime pentimento. Sono tutte espressioni di fiducia, di amore verso Dio, quell’amore che Dio chiede al popolo d’Israele, duro a pentirsi, quell’amore che Dio chiede a noi, che si esprime nel sacrificio di ciò che siamo e non di quello che abbiamo, nel dono a Dio di un cuore che soffre la distanza da Lui, che vale più dell’offerta delle nostre buone opere. Dio vuole da ognuno l’Amore col quale Egli ci ama e che ci dona per mezzo del Suo Spirito, lo Spirito Santo.