Sabato dopo le Ceneri
«Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca» (Salmo 85).
«Tutta la storia della salvezza è la storia di Dio che cerca l’uomo, gli offre il suo amore, lo accoglie. Ha chiamato Abramo ad essere padre di una moltitudine, ha scelto il popolo di Israele per stringere un’alleanza che abbracci tutte le genti, e ha inviato, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio perché il suo disegno di amore e di salvezza si realizzi in una nuova ed eterna alleanza con l’umanità intera. Quando leggiamo i Vangeli, vediamo che Gesù raduna intorno a sé una piccola comunità che accoglie la sua parola, lo segue, condivide il suo cammino, diventa la sua famiglia, e con questa comunità Egli prepara e costruisce la sua Chiesa. Ancora oggi qualcuno dice: «Cristo sì, la Chiesa no. Come quelli che dicono: «io credo in Dio ma non nei preti». Ma è proprio la Chiesa che ci porta Cristo e che ci porta a Dio; la Chiesa è la grande famiglia dei figli di Dio. Certo ha anche aspetti umani; in coloro che la compongono, Pastori e fedeli, ci sono difetti, imperfezioni, peccati, anche il Papa li ha e ne ha tanti, ma il bello è che quando noi ci accorgiamo di essere peccatori, troviamo la misericordia di Dio, il quale sempre perdona. Non dimenticatelo: Dio sempre perdona e ci riceve nel suo amore di perdono e di misericordia. Alcuni dicono che il peccato è un’offesa a Dio, ma anche un’opportunità di umiliazione per accorgersi che c’è un’altra cosa più bella: la misericordia di Dio. Pensiamo a questo. Domandiamoci oggi: quanto amo io la Chiesa? Prego per lei? Mi sento parte della famiglia della Chiesa? Che cosa faccio perché sia una comunità in cui ognuno si senta accolto e compreso, senta la misericordia e l’amore di Dio che rinnova la vita? La fede è un dono e un atto che ci riguarda personalmente, ma Dio ci chiama a vivere insieme la nostra fede, come famiglia, come Chiesa» (Francesco, Udienza generale, 29 maggio 2013).
«Non basta dire: Dio è Amore, Dio ha amato il mondo; bisogna aggiungere: Dio è Misericordia, Dio ha amato un mondo colpevole. Non figli, non semplici creature, ma ribelli, ma ingrati, ma perduti Suoi esseri ha amato. Esseri che non erano degni, né utili, né piacevoli, né in sé, né a Lui buoni. E quelli più lontani e più miseri, quelli più avversi e più cattivi, quelli ha amato. Né quest’amore è stato prodigioso solo in sé e per l’intima felicità di Dio; ma lo è stato anche per gli esseri immeritevoli che ne sono l’oggetto inesplicabile. è stato un amore salvatore. Dio amando il peccatore dà esempio di somma indulgenza, salvandolo di pari esigenza. Si piega sul male la misericordia, ma non perché resti tale e perché sia vinta la giustizia, ma piuttosto perché la giustizia sia ricomposta nei suoi diritti ed abbia la sua rivendicazione. Dio ama il cattivo non perché tale, ma per farne un buono; e mentre spinge la tolleranza fino a cancellare le conseguenze fatali del peccato, restaura l’assolutezza della legge morale riconducendo in essa il peccatore.Questo singolare rapporto della misericordia con la giustizia è uno dei problemi più profondi e più chiaramente risoluti dal cristianesimo. A nessuno vien nemmeno fatto di pensare che la misericordia di Dio, annunciata come si deve, e svelata nella sua sorgente e nel suo termine, ch’è l’Amore, sia corriva col male e indebolisca la forza dell’imperativo morale; ma piuttosto è a tutti palese ch’essa, ed essa sola, è capace di ricuperare il bene perduto, di ripagare nel bene il male compiuto e di generare nuove forze di giustizia e di santità» (San Paolo VI, 3 agosto 2017).