XXIX settimana del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!» (Lc 12, 35-28).
Stiamo pronti, il Signore viene. Alla fine dei tempi, certo, come professiamo nella nostra fede ogni domenica a messa. Lo attendiamo glorioso, tornare per rimettere ordine alla Creazione, per ricapitolare tutto in lui in un finale fatto di misericordia e giustizia. Ma, anche, il Signore viene ogni giorno in mezzo a noi, chiede ospitalità nei nostri cuori, nelle nostre anime. Ci avviamo alla fine dell’anno liturgico e la Chiesa ci invita ad alzare lo sguardo, ad andare oltre, a innalzare il nostro giudizio sulle cose del mondo. Spesso, troppo spesso, limitiamo il nostro sguardo alla settimana che stiamo vivendo o, al massimo, alla fine del mese prossimo. O all’anno che verrà. O alla pensione che non avremo mai. E dopo? Dopo? Dopo la nostra morte e quella dei nostri figli e dei nostri nipoti? Alziamo lo sguardo oggi, davvero: davanti all’immensità del cosmo sappiamo capire molte cose. Davanti al mistero immenso che è l’Universo possiamo davvero leggere le nostre piccole vicende con uno sguardo più rasserenato. Viene il Signore, questo solo conta. Vegliamo allora, ne vale la pena.
A cura di Paolo Curtaz