mercoledì della XVI settimana del tempo ordinario
Mt 13, 1-9
Gesù esce di casa: la «casa» nel vangelo è spesso il luogo di una formazione a parte per i discepoli o per la cerchia ancora più ristretta degli apostoli. Adesso Gesù siede in una barca in riva al lago di Gennèsaret e la folla sulla spiaggia lo ascolta: quello che ora viene detto non è riservato a pochi, deve valere per tutti. Gesù parla in «parabole», ci dice l’evangelista: siamo invitati a prestare attenzione anche a questo tema, perché è importante capire quale significato abbia l’uso delle parabole da parte di Gesù. Il brano di domani sarà utile a questo proposito. La parabola del seminatore è chiara e trova una applicazione immediata nella nostra vita. Forse è proprio questo il pericolo che minaccia la nostra lettura: la parabola è tanto ovvia, tanto trasparente, che scorre via senza fermarsi e farci riflettere. O forse siamo tentati di pensare a diverse persone che conosciamo e che ci pare possano rappresentare i vari tipi di terreno infecondo…insomma, pensiamo agli «altri». In realtà, la parabola è il richiamo di una tremenda responsabilità che abbiamo tutti e ciascuno. Dio ci parla in tanti modi, «semina» in noi la sua parola: non solo quando leggiamo le Scritture, personalmente o nella celebrazione liturgica, ma nei fatti, negli avvenimenti, negli incontri, nelle avversità, nelle ore tristi e in quelle liete. Portare frutto significa essere attenti ed aperti all’azione di Dio, al suo disegno che lentamente si realizza, al suo regno che impercettibilmente viene. La vedo, io, l’azione di Dio che, senza fretta, sta preparando l’avvento del suo regno? E se mi dovessi paragonare ad uno dei «terreni», quale dovrei scegliere?
p style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli