San Pio da Pietrelcina
In quel tempo, poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza (Lc 8, 4-15).
Una parabola e la sua spiegazione. Di solito si dice: «parabola del seminatore», ma sarebbe più esatto dire «parabola dei diversi terreni» [vale a dire i «diversi modi di ascoltare la parola di Dio»], perché questo è l’elemento su cui è attirata l’attenzione nella spiegazione della parabola, non sul lavoro del seminatore. La frase di Gesù che chiude la parabola, «Chi ha orecchi da intendere intenda», introduce il tema di tutta la pericope: l’ascolto della parola. Infatti, nella spiegazione il seme viene identificato appunto con la «parola di Dio». Vengono poi presentate varie topologie di difficoltà che impediscono alla parola di portare frutto nella vita: difficoltà che ciascuno facilmente può identificare se applica a se stesso i vari tipi di terreno. Non è da credere che il «buon terreno» stia a significare le persone che non trovano difficoltà nell’ascoltare e mettere in pratica la parola di Dio, cosa che non avrebbe senso. Indica invece le persone che nonostante le difficoltà che tutti incontrano, con perseveranza e fermezza mettono in pratica la parola che hanno ascoltato. È ovvia la domanda che mi devo fare: sono un «buon terreno», sono tra coloro che custodiscono la parola e producono frutto con la loro perseveranza, o sono la «strada», la «pietra» o le «spine»?
A cura di Don Gian Franco Poli