«Non sprecate parole».
Quello odierno di Gesù non è tanto un invito a tacere, difatti è lui stesso a suggerirci le parole con le quali parlare al Padre. Il suo è piuttosto un invito al silenzio come dimensione di fecondità. Fare silenzio e abitare il silenzio ci spaventa sempre di più; ci riempiamo la mente e il cuore di rumori per evitare di ascoltare e di ascoltarci. Eppure è proprio lì che si nasconde il tesoro più bello, la vera bellezza di noi stessi, la vera grandezza del nostro spirito che nel silenzio è capace di conformarsi agli stessi sentimenti di Gesù. È dal silenzio che le paroleescono cariche d’interiorità e veicolano le cose più importanti. Così, il Paterche Gesù ci dona ci insegna a dare a Dio la gloria essenziale e ci guida a chiedere per noi l’edificazione della verità: il nostro essere figli di Dio.