Seconda settimana di pasqua
«In quei giorni, si alzò nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della Legge, stimato da tutto il popolo. Diede ordine di far uscire [gli apostoli] per un momento e disse: «Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Tempo fa sorse Tèuda, infatti, che pretendeva di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui furono dissolti e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse gente a seguirlo, ma anche lui finì male, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui si dispersero. Ora perciò io vi dico: non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questo piano o quest’opera fosse di origine umana, verrebbe distrutta; ma, se viene da Dio, non riuscirete a distruggerli. Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!». Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero flagellare e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo» (Atti 5, 36-42).
Viviamo tempi forti, tempi che gridano l’esigenza di testimoni credibili. Non possiamo demandare ad altri questo compito: io, tu, ogni battezzato è per vocazione un testimone, uno che dovrebbe essere lieto, come è successo per gli apostoli, se a causa della sua testimonianza, viene a trovarsi in difficoltà. Anzi, dovremmo interrogarci sulla visibilità della nostra fede, se incontriamo solo plauso. Rivolgiamo la nostra preghiera al Signore: “Mio Dio, quanto sono lontano dall’essere lieto di soffrire per te! Lo ammiro nei santi, ma lo considero riservato esclusivamente a qualche eroe della fede. A questo riguardo io mi scopro stranamente molto umile… Il fatto è che la mia fede è spesso più un fatto razionale che un rapporto autentico e profondo con te, perché quando ci si sa amati e si ama non si sta a calcolare. Insegnami la follia dell’amore!”
A cura di Luciana Mandolini, Ov