Tempo ordinario (VII)
«Credo Signore, aiuta la mia incredulità» (Mc 9, 24)
«Appartenere alla cerchia di Gesù non garantisce in automatico l’esaudimento di ogni richiesta: i discepoli sono inermi di fronte al caso di un sordomuto straziato da uno spirito immondo. Spesso, per tanti frequentatori occasionali, andare da “quelli di Gesù”, avvicinarsi cioè alla Chiesa, è lo stesso che rivolgersi ad un’agenzia di servizi da cui aspettarsi precetti, miracoli, sollievo dalle proprie pene. Gesù prende le distanze da questa banalizzazione del suo messaggio: la differenza la fa la fede, e non tutti sanno cos’è la fede. Anche nell’esercizio ministeriale della Chiesa esiste il pericolo di perdersi in ragionamenti che tagliano fuori Gesù da ogni considerazione, esiste un procedere che non è sostenuto dalla consapevolezza interiore, si emettono parole tuonanti che si spengono nell’inconsistenza e si disperdono come frecce scagliate a vuoto, si agisce in nome di uno conosciuto da lontano. Siamo tanto chiacchieroni e poco uomini, quando ci atteggiamo a religiosi che discutono, ragionano, programmano, ratificano, stilano progetti ed emanano norme: c’è tutto un muoversi, un agitarsi, un raggomitolarsi, un perdersi dietro al nulla, un inconcludente raggomitolarsi su sé stessi… Occorre chiedersi se veramente procediamo dando retta solo a noi stessi. Occorre chiedersi se conosciamo veramente Colui di cui ci diciamo discepoli. Occorre chiedere e attendere in un silenzio carico di preghiera che la parola sia pronunciata da Colui davanti a cui si inchinano le potenze del cielo e quelle della terra» (don Emili Enrico).
«Mostrati, Signore;
a tutti i pellegrini dell’assoluto,
vieni incontro, Signore;
con quanti si mettono in cammino
e non sanno dove andare
cammina, Signore;
affiancati e cammina con tutti i disperati
sulle strade di Emmaus;
e non offenderti se essi non sanno
che sei tu ad andare con loro,
tu che li rendi inquieti
e incendi i loro cuori;
non sanno che ti portano dentro:
con loro fermati poiché si fa sera
e la notte è buia e lunga, Signore» (Padre David Maria Turoldo).