Di fronte al nostro peccato o ai nostri errori, la peggiore delle tentazioni è forse quella di “fermarsi a ruminare la desolazione”, come ha ricordato papa Francesco nel suo viaggio in Cile. Bisogna, al contrario, guardare in faccia la realtà per quella che è e chiamare per nome le cose, riconoscendo il proprio male. È il senso dell’invito che il Signore rivolge a Mosè per il popolo: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà resterà in vita» (Nm 21,8). Il Figlio dell’uomo, innalzato, si offre al nostro sguardo dall’alto della croce. Guardare le sue ferite, fissare le sue piaghe aperte e chiedere perdono fa guarire le nostre; ci fa non solo restare in vita ma, molto di più, ci fa entrare nella Vita!