Venerdì della terza settimana di Avvento
Lc 1, 26-38
È difficile pensare ad una pagina più alta e più grande di questa, nella storia dell’umanità tutta. Il suo contenuto è l’origine divina ed umana di Gesù: vuol dire che l’attesa di secoli e secoli non è stata vana e sta per realizzarsi. Maria sposata a Giuseppe è ancora vergine. Sono sposati, ma secondo il costume ebraico deve trascorrere un certo tempo prima che lo sposo porti la sua sposa in casa. L’angelo le annunzia che sta per essere madre, ed ella comprende che lo sarà ben presto. Anche Maria come Zaccaria, fa una domanda, ma mentre la domanda di Zaccaria manifestava la sua incredulità, quella di Maria è accolta dall’angelo come ispirata da una fede che cerca di avere più luce. Cioè, ella obietta che non ha relazioni coniugali [è questo il significato di “conoscere” nel nostro contesto] con Giuseppe, e la sua domanda introduce la rivelazione dell’angelo. Si ripete lo schema già visto con Elisabetta: annuncio della nascita, assegnazione del nome, specificazione del destino del bambino. Maria non è presa da timore come Zaccaria: Luca la presenta in atto di riflettere sul messaggio dell’angelo. Ella cerca di penetrare il mistero di questa inattesa rivelazione. Risalta in tal modo la fede meditata di Maria in contrasto con l’incredulità di Zaccaria. Qualcuno suppone che la domanda di Maria significhi: io non intendo conoscere alcun uomo; le si attribuisce in questo caso la volontà di rimanere vergine; ma il presente del verbo indica uno stato, non una volontà. Quando Maria risponde “sono la serva del Signore”, non fa tanto un atto di umiltà, quanto di fede e di amore: essere “servitori di Dio” è nella Bibbia titolo di gloria. Maria di Nazareth è il modello dei credenti e la serva che risponde con tutto il cuore al piano di Dio e anticipa la galleria lucana di esclusi: donne, peccatori, persone insignificanti, per le quali nessuno si aspetta che rispondano positivamente alla rivelazione di Dio. Riesco sempre a dire, anch’io: “Avvenga di me secondo la tua parola”? Forse queste parole mi fanno un po’ paura, perché Dio … potrebbe chiedermi troppo, e io non me la sento?
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli