venerdì –
Seconda settimana del Tempo Ordinario
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì (Mc 3, 13-19).
Professare che la Chiesa è apostolica significa sottolineare il legame costitutivo che essa ha con gli apostoli, con quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé, li chiamò per nome, perché rimanessero con Lui e per mandarli a predicare. “Apostolo”, infatti, è una parola greca che vuol dire “mandato”, “inviato”. Un apostolo è una persona che è mandata, è inviata a fare qualcosa e gli apostoli sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera, cioè pregare – è il primo lavoro di un apostolo – e, secondo, annunciare il Vangelo. Questo è importante, perché quando pensiamo agli apostoli potremmo pensare che sono andati soltanto ad annunciare il Vangelo, a fare tante un problema perché gli apostoli dovevano fare tante cose e allora hanno costituito i diaconi, perché vi fosse per gli apostoli più tempo per pregare e annunciare la Parola di Dio.
p style=“text-align: right;”>A cura di Francesco, Vangelo secondo Marco, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2020, p. 22