Tempo ordinario (II)
«E lo seguì molta folla» (Mc 3, 7)
Non si può resistere al fascino della chiamata di Gesù. L’imperativo si trasforma in un percorso coinvolgente se usciamo dal “nostro io”, se rispondiamo con generosità e senza esitazioni e paure alla proposta di salire sulla “sua barca” e di collaborare con Lui. Si tratta di credere che ogni chiamato è tale se fonda la propria vita in questa logica di ascolto e di movimento continuo.
«Gesù gli disse: «Seguimi». Notiamo che il testo sottolinea che “si alzò”. Perché è tanto importante questo dettaglio? Perché a quei tempi chi era seduto aveva autorità sugli altri, che stavano in piedi davanti a lui per ascoltarlo o, come in quel caso, per pagare il tributo. Chi stava seduto, insomma, aveva potere. La prima cosa che fa Gesù è staccare Matteo dal potere: dallo stare seduto a ricevere gli altri lo pone in movimento verso gli altri, non riceve, no: va agli altri; gli fa lasciare una posizione di supremazia per metterlo alla pari con i fratelli e aprirgli gli orizzonti del servizio. Questo fa e questo è fondamentale per i cristiani: noi discepoli di Gesù, noi Chiesa, stiamo seduti aspettando che la gente venga o sappiamo alzarci, metterci in cammino con gli altri, cercare gli altri? È una posizione non cristiana dire: “Ma che vengano, io sono qui, che vengano.” No, vai tu a cercarli, fai tu il primo passo» (Francesco, 11 gennaio 2023).