18 novembre 2024

lunedì della XXXIII settimana del tempo ordinario

Lc 18, 35-43

Gesù insieme ai suoi discepoli sta continuando il viaggio verso Gerusalemme dove il suo ministero si concluderà con la morte di croce, come per la terza volta aveva predetto poco prima ai suoi discepoli, i quali però, come al solito, non erano riusciti a capire. Ora, nelle vicinanze di Gerico, un cieco lo implora di guarirlo. Già due volte Luca aveva affermato che il ministero di Gesù porta la luce ai ciechi in adempimento delle promesse di Dio (4,18 e 7,22). E già due volte aveva anche insegnato che si devono invitare i ciechi a condividere la liberalità della propria mensa (14,13.21). Ora usa questo racconto di guarigione, in cui mostra la misericordia di Gesù verso un mendicante cieco, per concludere il suo racconto del viaggio e riassumere il ministero di Gesù per i reietti della società. Ma nel racconto c’è anche un’altra dimensione, come mostra il contrasto tra l’insistenza e la fede del cieco e la incapacità di capire mostrata poco prima dai discepoli: solo la vista della fede apre gli occhi per vedere chi è Gesù e che cosa esattamente vuol dire seguirlo. Potrei legittimamente identificarmi nel cieco che grida: “Gesù figlio di Davide abbi pietà di me”? Posso veramente dire di avere la stessa fede?

P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli