Martedì della terza settimana di Avvento
Mt 1, 1-17
Innanzitutto, Matteo vuole dimostrare che Gesù, tramite Giuseppe, suo “padre” secondo la legge è perfettamente inserito nella successione delle generazioni. Con ciò, la Sacra Scrittura attesta che Gesù è vero uomo. E’ veramente “nato da donna”, come dice san Paolo(Gal 4,4). Più specificamente, è nato da una stirpe regale, quella di Davide, come l’evangelista dichiara in apertura: “Gesù Cristo figlio di Davide”. La promessa divina di un trono eterno a Davide fatta dal profeta Natan (2Sam 7,1ss), era all’origine delle attese messianiche. In Gesù, poi, non si compie solo la promessa fatta a Davide, ma anche quella fatta in precedenza da Dio ad Abramo: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”(Gen 12,3): la storia dell’umanità che Dio ha ricominciato da Abramo, si slancia verso la sua meta, verso il suo compimento che si realizza in Gesù. L’intelletto illuminato dalla fede vede in tutto questo qualcosa del piano di Dio nella storia: la nascita di Gesù è preparata da Dio attraverso i secoli e le generazioni, e questo mette in luce la provvidenza e la sapienza con cui Dio guida la storia. Ciò appare anche dalla presenza nella genealogia (dove vale solo la linea maschile) di quattro donne. Forse Matteo voleva mettere in luce l’universalità della salvezza, visto che nessuna delle quattro è ebrea. Comunque sia, l’evangelista vuole mettere in chiaro che il piano di Dio si realizza nonostante tutto e niente può interrompere il fluire delle benedizioni divine. Questo è vero: ma io lo “vedo” con gli occhi della fede, o a volte ho l’impressione che il “piano di Dio” sia solo una bella espressione a cui non corrisponde nulla nella realtà del mio tempo? Ciò, perché la mia fede è languida, o perché non ho compreso bene che cosa significhi “piano di Dio”?
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli