XXVIII settimana del tempo ordinario
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona» (Lc 11, 29-32).
Gli ascoltatori di Gesù, poco prima (vedi v. 16) gli avevano chiesto, per metterlo alla prova, un “segno dal cielo”, cioè un segno meraviglioso. Gesù si rifiuta di compiere tali meraviglie: il segno per eccellenza è lui stesso nella sua persona e nella sua predicazione. Al rifiuto dei suoi contemporanei di accettare la sua parola, Gesù oppone il comportamento di pagani di altri tempi: gli abitanti di Ninive, famosi per i loro costumi corrotti, accettarono la predicazione del profeta Giona e si convertirono, e Gesù è ben più di Giona. La regina di Saba accettò la parola di Salomone, anzi per udirlo venne da lontano: e Gesù è ben più di Salomone. Così, Luca insiste sul fatto che Giona fu un “segno” per i niniviti, con la sua predicazione, cioè l’annuncio del giudizio e l’appello alla conversione, allo stesso modo il Figlio dell’uomo è un segno per la generazione a cui rivolge la sua parola. Nello stesso tempo, però, siccome Luca scrive dopo la risurrezione, certamente è in quest’ultima che egli vede il segno per eccellenza di Gesù [Matteo, anzi, lo dirà espressamente: 12,40]. Comunque rimane sempre molto forte il “segno” che è la parola di Gesù, la sua predicazione, l’invito alla conversione, e la fondamentale responsabilità di rispondere. E questo non valeva solo per coloro che ascoltavano Gesù quando camminava per la Palestina: vale anche oggi, per me. Mi devo fidare di Gesù e accettare la sua parola, anche se non “vedo segni”.
A cura di Don Gian Franco Poli