martedì della VI settimana
«Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:hai ascoltato le parole della mia bocca.A te voglio cantare davanti agli angeli,mi prostro verso il tuo tempio santo.Rendo grazie al tuo nomeper la tua fedeltà e la tua misericordia.Nel giorno in cui t’ho invocato, mi hai risposto,haiaccresciuto in me la forza,e la tua destra mi salva. Il Signore completerà per me l’opera sua.Signore, la tua bontà dura per sempre;non abbandonare l’opera delle tue mani» (Samo 137).
Il Samo 137 che la Chiesa ci propone nella Liturgia odierna è un rendimento di grazie che il salmista porge a Dio “davanti agli angeli”. “Chi canta con cuore puro tra gli uomini, canta anche con gli angeli” (Cassiodoro). Un midrash ebraico narra che la preghiera di ringraziamento dell’uomo è tanto gradita a Dio che anche gli angeli tacciono mentre essa sale. Quindi ringraziare Dio davanti agli angeli e ai santi equivale a partecipare, pregustandola nella liturgia terrena, alla gioia della Gerusalemme Celeste! E il Signore risponde alla nostra preghiera, come afferma il salmista, accrescendo nell’orante la forza e donando uno spirito saldo. Crisostomo afferma che “è uno dei più grandi doni di Dio che l’anima non sia piegata dalla tribolazione”. Così il salmista, con un auspicio fiducioso, chiede che il Signore completi la Sua opera in noi. Siamo creature nelle mani del Creatore e siamo chiamati a lasciarci plasmare, ma proprio questo è il combattimento che ingaggiamo ogni giorno contro noi stessi per accedere al Regno dei Cieli. Ma in questo combattimento ci sorregge lo Spirito Santo e anche noi possiamo quindi chiedere al Signore: “non abbandonare l’opera delle tue mani”. La santità è l’opera che il Signore desidera compiere in noi e, più grande è in noi il desiderio della santità, per la gloria di Dio, più Egli si compiace di noi.
«Quando il popolo santo invoca il Signore di “non trascurare l’opera delle Sue mani”, prega non solo per sé ma anche per i propri nemici. Chiede che i suoi nemici diventino anche i suoi compagni. Seguiamo questo buon esempio, amiamo quelli che ci affliggono. Talvolta quelli che ci affliggono ci procurano più beni di quanto non facciano amici troppo indulgenti. Ama quindi la pazienza e troverai più facilmente, nel tuo nemico, qualcosa da amare»(Cassiodoro).
A cura di Maria Massimiani, Ov