venerdì delle ceneri
«Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro» (Salmo 50)
«È importante riconoscere di aver peccato e di aver bisogno del perdono di Dio. Non si devono trovare scuse e scaricare la colpa sugli altri. Forse l’altro mi ha aiutato a peccare, ha facilitato la strada per farlo: ma l’ho fatto io. E se noi facciamo questo, quante cose buone ci saranno: saremo uomini. Inoltre con questo atteggiamento di pentimento siamo più capaci di essere misericordiosi, perché sentiamo su di noi la misericordia di Dio. Tanto che nel Padre Nostro non preghiamo soltanto: «perdona i nostri peccati», ma diciamo: «perdona come noi perdoniamo». Infatti se io non perdono sono un po’ fuori gioco. Il secondo atteggiamento per essere misericordiosi è allargare il cuore. Proprio la vergogna, il pentimento, allarga il cuore piccolino, egoista, perché dà spazio a Dio misericordioso per perdonarci. Ma cosa significa allargare il cuore? Anzitutto, nel riconoscersi peccatori, non si guarda a cosa hanno fatto gli altri. E la domanda di fondo diventa questa: «Chi sono io per giudicare questo? Chi sono io per chiacchierare di questo? Chi sono io, che ho fatto le stesse cose o peggio?». Per essere misericordiosi bisogna dunque invocare il Signore — perché è una grazia — e avere questi due atteggiamenti: riconoscere i propri peccati vergognandosi e dimenticare i peccati e le offese degli altri. Avere il cuore largo, grande, tu puoi ricevere di più! E un cuore grande non s’immischia nella vita degli altri, non condanna, ma perdona e dimentica, proprio come Dio ha dimenticato e perdonato i miei peccati» (Francesco, Omelia Santa Marta, 17 marzo 2014).
«Gesù, ho bisogno che mi guardi. Che Ti imprima bene negli occhi la mia fisionomia. Oggi sono qui davanti a Te, ho l’impressione di averti trovato. Ma chissà quante volte, in seguito, dovrai venirmi a cercare nei luoghi più impensati, in paesi lontani (Lc 15,13). I nostri rapporti, non mi faccio illusioni al riguardo, saranno sempre all’insegna del perdermi e dell’essere trovato da Te. A perdermi riesco da solo. Ma trovarmi, scovarmi in tutti i miei nascondigli, è una specialità Tua. Io, esperto nello smarrirmi non ce la faccio mai a “ritrovarmi” e a “ritrovarti “. So, piuttosto, che sei Tu a cercarmi, e che io sono continuamente in procinto di essere trovato, raggiunto, riagguantato da Te. Signore, guardami bene, mi raccomando. Imprimiti nel cuore i miei lineamenti. Io sono la pecora indocile che Ti farà tanto camminare con le sue fughe insensate, le sue deviazioni capricciose. Sto qui, nel presepe, come pecora perduta e ritrovata in continuazione, fuggita e riportata a casa, sbandata e riacciuffata, scapestrata e che va a cadere, inesorabilmente, nella trappola del tuo amore. Non Ti prometto di stare sempre con Te. Vorrei soltanto provare sempre la gioia di sapermi cercato da Te e avere il coraggio di lasciarmi trovare»
p style=“text-align: right;”A cura di Don Pronzato Alessandro