15 marzo 2025

Prima settimana di quaresima

 

«Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?»  (Mt 5, 46)

Il racconto evangelico continua infatti con la descrizione di Gesù seduto a tavola con pubblicani e peccatori, per una festa con tutti quelli che non erano precisamente la crema della società, anzi, erano quelli scartati dalla società. E’ la contraddizione della festa di Dio: il Signore fa festa con i peccatori, mentre raramente la fa con i giusti. Si festeggia l’incontro con Gesù, la misericordia di Dio: Lui guarda con misericordia, cambia la vita e fa festa. La festa è incominciare una nuova strada, ma poi deve esserci il lavoro quotidiano, che si deve alimentare con la memoria di quel primo incontro. Proprio come è avvenuto nella vita di Matteo, che questo lavoro lo ha fatto, andando «a predicare il vangelo». In questo caso, non si tratta di «un momento»; si tratta di «un tempo», che si protrae «fino alla fine della vita» (Omelia Santa Marta, 5 luglio 2013).

Impegno:

Quanti deserti, anche oggi, l’essere umano deve attraversare! Soprattutto il deserto che c’è dentro di lui, quando manca l’amore di Dio e per il prossimo, quando manca la consapevolezza di essere custode di tutto ciò che il Creatore ci ha donato e ci dona. Ma la misericordia di Dio può far fiorire anche la terra più arida, può ridare vita alle ossa inaridite (Cfr. Ez 37,1-14) (Messaggio, 31 marzo 2013).