“Questa generazione malvagia cerca un segno” Lc 11, 29
Quante volte cerchiamo segni miracolosi che giustifichino l’autorità di Gesù e del suo Vangelo…
È la nostra incredulità che cerca “segni”. Nell’incredulità la ricerca degrada inevitabilmente in pretesa e la pretesa ben presto ci fa sordi verso l’unico segno che ci è concesso: la misericordia del Padre che ha tanto amato l’uomo da mandare il suo Figlio unigenito, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Questo è il segno che chiede la nostra conversione. (cf. Lc 11,29b; Gn 3, 1-10)
Il “vero segno” è carico di significato, di realtà e non di apparenza. Esso rimanda a qualcosa di più grande; il vero segno ama scomparire per far posto alla realtà che esso significa. Il segno, nel silenzio, ti insegna a credere e ti chiede fiducia e affidamento.
Torniamo, allora, all’unico segno che ci è concesso detto “segno di Giona”: il segno della Misericordia nel dono totale di Gesù. Il nostro cuore si rinfranchi e gioisca esclamando con S. Paolo: Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me!
Domandiamoci dove siamo: tra coloro che chiedono, anzi pretendono, segni inconfondibili per credere all’Amore, oppure tra coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica con umile fiducia nella bontà e misericordia del Padre?