San Pancrazio
L’AMORE È PIÙ NEI FATTI CHE NELLE PAROLE
«Non sappiamo quali, nel passato, siano state le ragioni per le quali la nostra città e quindi la Chiesa di Albano abbiano scelto a loro protettore Pancrazio, questo giovane santo cui, già dall’epoca del papa Leone III, ossia tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, è pure intitolata la nostra Cattedrale. È possibile che ciò sia dovuto al fascino che s’irradiava dalla sua figura e questo sarebbe già interessante per noi se è vero che la bontà, come la bellezza e la verità del resto, è di per sé stessa diffusiva: ossia si diffonde come la luce, come il calore. Un antico martirologio dice che egli si era irrobustito in timore Domini, nel santo timore di Dio. In cosa consiste questo che è l’ultimo tra i doni dello Spirito Santo? Papa Francesco lo ha descritto così: «Il timore di Dio ci fa prendere coscienza che tutto viene dalla grazia e che la nostra vera forza sta unicamente nel seguire il Signore Gesù e nel lasciare che il Padre possa riversare su di noi la sua bontà e la sua misericordia. Aprire il cuore, perché la bontà e la misericordia di Dio vengano a noi. Questo fa lo Spirito Santo con il dono del timore di Dio: apre i cuori. Cuore aperto affinché il perdono, la misericordia, la bontà, le carezza del Padre vengano a noi, perché noi siamo figli infinitamente amati… È un dono che fa di noi cristiani convinti, entusiasti, che non restano sottomessi al Signore per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore» (Udienza dell’11 giugno 2014). È bello considerare così il nostro santo Patrono» (Semeraro M., Omelia nella solennità di san Pancrazio, 2021).
A cura di Piera Siclari, Ov