lunedì X settimana del tempo ordinario
«Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5, 1-3).
È il cosiddetto “Discorso della Montagna”, alias le “Beatitudini”: la magna charta del cristianesimo, la carta di identità del vero discepolo di Gesù. Non vengono evidenziate le diverse virtù: le espressioni: “poveri in spirito”, “afflitti”, “miti”, “affamati di giustizia” indicano solo i diversi aspetti di un unico atteggiamento: sofferenza nella speranza. Quindi non è una summa sulle virtù, quanto una promessa di salvezza e di liberazione che risuona sia nel termine “beato” sia nella motivazione della seconda parte. Siamo di fronte ad un tema assolutamente fondamentale nell’annuncio di Gesù: anche in molti altri luoghi dei vangeli vengono enunciate delle “beatitudini”: quella di chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica, di chi non si scandalizza di Gesù, di chi assiste alla venuta del regno di Dio e lo accoglie nel giusto senso, e tante altre. Le beatitudini sono certamente paradossali, sembrano contrarie al “buon senso”, per esempio la beatitudine della “persecuzione”, che è una novità del vangelo. Io come mi pongo di fronte a questa parola di Gesù? Forse penso che, in fondo in fondo, si tratta di “pie esagerazioni”? Che tutto questo è bello ma, poi, le esigenze concrete dalla vita… sono un’altra cosa?
A cura di Venera Diamante i