sabato della seconda settimana di quaresima
«Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia» (Salmo 102)
Così agisce Dio con noi: ci lascia liberi, anche di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il
grande dono della libertà. Sta a noi farne un buon uso. Questo dono della libertà che Dio
ci dà mi stupisce sempre! […]. Ma il distacco da quel figlio è solo fisico; il padre lo porta
sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di
vederlo. E un giorno lo vede comparire in lontananza (cfr v. 20). Ma questo significa che
questo padre, ogni giorno, saliva sul terrazzo a guardare se il figlio tornava! Allora si
commuove nel vederlo, gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia. Quanta tenerezza! E
questo figlio le aveva fatte grosse! Ma il padre lo accoglie così […]. Come il padre del
Vangelo, anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene
incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. E ci parla con tanta bontà quando noi
crediamo di essere giusti. Gli errori che commettiamo, anche se grandi, non scalfiscono la
fedeltà del suo amore. Nel sacramento della Riconciliazione possiamo sempre di nuovo
ripartire: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi e ci dice: “Vai avanti! Sii in
pace! Alzati, vai avanti!” (Francesco, Angelus, 6 marzo 2016).
Si tratta di un messaggio al quale frequentemente ci abituiamo, lo ripetiamo quasi
meccanicamente, senza però assicurarci che abbia una reale incidenza nella nostra vita e
nelle nostre comunità. Com’è pericolosa e dannosa questa assuefazione che ci porta a
perdere la meraviglia, il fascino, l’entusiasmo di vivere il Vangelo della fraternità e della
giustizia! La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento
dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Quanto facciamo per gli altri ha una
dimensione trascendente: «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi»
(Mt 7,2); e risponde alla misericordia divina verso di noi: «Siate misericordiosi, come il
Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e
non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato […] Con la
misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,36-38). Ciò che
esprimono questi testi è l’assoluta priorità dell’«uscita da sé verso il fratello» come uno dei
due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro
per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione
assolutamente gratuita di Dio. Per ciò stesso «anche il servizio della carità è una
dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della
sua stessa essenza». Come la Chiesa è missionaria per natura, così sgorga
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inevitabilmente da tale natura la carità effettiva per il prossimo, la compassione che
comprende, assiste e promuove (Evangelii gaudium, 179).