1 venerdì – Tutti i Santi
Mt 5, 1-12
Ogni anno, la festa di Tutti i Santi ripropone la santità come “via prioritaria”, unitamente all’esistenza di numerosi uomini e donne che hanno gestito questa opportunità, ed oggi sono per tutti i credenti un forte incentivo per realizzare il progetto divino nel quotidiano.
La santità non è solo una possibilità o un’esperienza salutare, ma una vocazione che favorisce il credente nell’essere ogni giorno capace di trasformare l’ordinario in straordinario. Capire che la vita deve essere caratterizzata dalla santità, equivale a credere che il senso dell’esistenza è determinato dalla volontà di contagiare chiunque e di non perdere per nessuna ragione al mondo la voglia di ricercare mezzi e opportunità per trasformare ogni evento in santità.
La domanda: “è mai possibile oggi diventare santi?” può diventare l’occasione per cambiare idea sulla santità, accettando che l’anelito non può essere circoscritto alla sola festa dei Santi ma deve trasformarsi in progetti di vita, individuando i punti fermi sui quali costruire una risposta che duri nel tempo.
La prima contraddizione è l’ambiguità della vita, soprattutto quando esiste una netta contraddizione tra le parole e i fatti; quando non emerge chiaramente la nota evangelica come scelta di fondo e gli stili variabili rivelano la tendenza a modelli materialisti che appagano, riempiono e non disturbano troppo. Il cristiano deve uscire allo scoperto con una visibilità a tutto campo, superando condizionamenti e aggiustamenti di varia natura.
La seconda contraddizione è l’idea che la santità non abbia nulla in comune con una vita buona e serena, e che si caratterizzi esclusivamente per discorsi, atteggiamenti dal profumo di incenso, e che la libertà individuale è sostituita da rigorismi che presentano il cristiano in una visione negativa.
Ha scritto don Elio Dotto: “Certo, spesso abbiamo sognato che la nostra vita ritrovasse quella freschezza e quella novità che aveva al principio, magari quella spensieratezza dell’infanzia che oggi ricordiamo con nostalgia. Ma questo sogno si è quasi sempre infranto davanti alla fatica quotidiana, davanti alla nostra invincibile debolezza, davanti alle solite cadute di ogni giorno: in fondo, ci ritroviamo ad essere sempre gli stessi, e non crediamo che sia possibile cambiare più di tanto il corso della nostra vita.
E invece il Vangelo di Gesù ci dice che è possibile cambiare il corso della nostra vita. “Beati voi”, dice infatti il Vangelo di Gesù (Mt 5,1-12): voi che siete poveri, afflitti, indifesi; voi che cercate giustizia, che siete perseguitati… «Beati voi, rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”; perché davvero cambierà il corso della vostra vita; perché davvero raggiungerete quella vita buona e serena che fin da piccoli avete sognato”.
Santità e beatitudini diventano un tutto uno nel momento in cui il credente accetta la presenza di Cristo nella vita, non come talismano ma come portatore della vera vita. In altre parole, le beatitudini conferiscono ai discepoli la garanzia del successo per il fatto di innescare una forza evangelica nell’ordine delle potenzialità umane e professionali.
Quando un credente vive l’impegno della santità di fatto comunica messaggi che coinvolgono, non per la loro straordinarietà ma per il coraggio di ricominciare ogni giorno dal punto nel quale si caduti o non si è riusciti, con la stessa determinazione e certezza di non essere mai soli ma in compagnia di fratelli e sorelle da accogliere e da accettare nella linea delle beatitudini.
I grandi e piccoli santi, così tanti uomini e donne che hanno accettato di vivere la scommessa della santità in compagnia delle beatitudini, di fatto hanno messo alla base di tutte le loro scelte le beatitudini, credendo e sperando nella persona di Gesù.
Sempre don Elio ricorda: “pensiamo, ad esempio, a Pietro, il primo degli apostoli; a Giovanni, il discepolo amato dal Signore; a Paolo, il primo grande missionario. Oppure pensiamo ad Agostino, il cantore della sete di Dio; a Gerolamo, lo studioso delle Sacre Scritture. O ancora pensiamo a Francesco, il poverello che viveva in perfetta letizia; a Domenico, il predicatore appassionato del Vangelo; a Caterina, donna di grande forza e dolcezza. O anche pensiamo a Edith Stein, vittima della violenza nazista; a Oscar Romero, il vescovo assassinato perché difendeva i poveri; a Madre Teresa, che si definiva la piccola matita nelle mani di Dio… Ebbene, questi uomini e queste donne della storia cristiana ci testimoniano che è davvero possibile diventare santi, che è davvero possibile raggiungere una vita buona e serena”.
Il libro dell’Apocalisse offre una chiave di lettura per accettare il cammino della santità con la pratica delle beatitudini, superando l’idea che per i santi sia stato tutto facile, ma riscoprendo “sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (7, 2-4.9-14).
Chiunque può diventare santo, al di là di ogni tribolazione e scetticismo; l’unica condizione che viene richiesta è la fedeltà al Vangelo di Gesù, l’unico che può dare salvezza. Ogni giorno, bello o faticoso può costituire un capitolo della vita perché la santità non sia un’illusione o un’utopia, ma un crescendo di unione con il Figlio di Dio e quanti la divina provvidenza pone accanto.
P style=“text-align: right;”A cura di Don Gian Franco Poli